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giovedì, 25 aprile 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

Mozione sul Riconoscimento dei diritti umani

riconoscimento diritti umani

OGGETTO: Mozione sul Riconoscimento dei diritti umani

PREMESSO CHE
I viaggi della speranza che da un ventennio investono a stagioni alterne  le rotte del Mediterraneo, trovando nella Sicilia, che di questo mare è il centro, un inevitabile punto di approdo e di passaggio, non possono più essere considerati ed affrontati come un’emergenza. L’arrivo di decine di migliaia di uomini, donne e minori spinti da ragioni politiche o di sicurezza a migrare, a rischio della propria vita, dalle coste meridionali ed orientali del Mediterraneo verso la sponda Nord, costituisce evidentemente un fenomeno da trattare ai vari livelli di governo politico. La soluzione dell’emergenza non può prescindere da una visione progettuale che abbia come elemento centrale il riconoscimento del migrante come persona. Ciò comporta l’attuazione di norme e modelli organizzativi innovativi che si allontanino dalle logiche emergenziali fondate sull’alibi della sicurezza che spesso finisce per occultare razzismi e colonialismi del terzo millennio;

CONSIDERATO CHE
– “Nel quadro odierno della mobilità globale, emerge che coloro che sono costretti a partire sono, nella maggior parte dei casi, persone vittime delle guerre, dei conflitti interni e della violénza. Sono persone in fuga dagli stessi orrori che oggi alimentano paure nel mondo intero. Sono profughi richiedenti asilo, che hanno il diritto di essere protetti. Non solo in Europa. Di fronte a questa realtà oggettiva non si possono accettare i recenti proclami dell’Unione Europea che chiedono di aprire i canali di ingresso legali solo per ‘talenti qualificati”, e di esternalizzare invece il diritto d’asilo stringendo accordi con gli stessi regimi da cui le persone fuggono” (Carta di Palermo 2015);
– In ottemperanza al principio di non discriminazione, e nella piena consapevolezza che una matura politica sull’immigrazione non può ridurre la questione a mero problema di ordine pubblico, ma avere quale principio ispiratore il riconoscimento dei bisogni e dei diritti fondamentali di donne e uomini. – Una prospettiva strategica genuinamente democratica non può prescindere dalla mobilitazione politica dei territori e delle regioni direttamente interessate dall’arrivo e dalla gestione di queste ondate migratorie;
– Un’Amministrazione che non voglia limitarsi a gestire in modo approssimativo l’esistente, ma aspiri davvero a porsi alla guida di quel cambiamento politico-culturale di cui il territorio ha bisogno deve essere in grado di elaborare e promuovere una proposta progettuale che miri a governare processi storici complessi come le migrazioni internazionali.

VISTI
– il DDL n. 331-927-B con cui il Parlamento ha demandato al Governo l’emanazione di un decreto legislativo che depenalizzerà il reato di immigrazione. – la sentenza n. 249 del 2010 della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittima l’aggravante della clandestinità (art. 61, n. 11 bis del codice penale che prevede un aumento di pena fino ad un terzo per qualsiasi reato se commesso da un clandestino) sotto il profilo del principio di uguaglianza e del principio di responsabilità personale penale-ragionevolezza;
– la sentenza n. 359 del 2010 della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale il reato di inottemperanza all’ordine di allontanamento (art. 14, comma 5-quater con la nella parte in cui non prevede la scriminante del giustificato motivo);
– la sentenza El-Dridi del 28 aprile 2011 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che dichiarava l’art. 14 comma 5 ter incompatibile con la Direttiva Rimpatri 2008/115/CE, poiché “gli Stati membri non possono introdurre, al fine di ovviare all’insuccesso delle misure coercitive adottate per procedere all’allontanamento coattivo conformemente all’art.  8, n.  4, di detta direttiva, una pena detentiva, come quella prevista all’art.  14, comma 5 ter, del decreto legislativo n.  286/1998, solo perché un cittadino di un paese terzo, dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio di uno Stato membro e che il termine impartito con tale ordine è scaduto, permane in maniera irregolare nel territorio nazionale”. La Corte bacchetta dunque la patologia di un sistema incentrato sul propagandismo della sanzione penale, anziché sulla effettiva esecuzione degli allontanamenti, così’ compromettendo la realizzazione dell’obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali;
– La Deliberazione di G.M. n. 186 del 23/10/2013 di “Adesione al protocollo d’intesa con l’istituto di formazione politica “Pedro Arrupe” per il sostegno alle attività dell’Osservatorio sulla migrazione in Sicilia- Atto di indirizzo”;
– La Deliberazione di G.M. n. 40 del 20/03/2015 “Presa d’atto del documento di <mobilità> umana internazionale. Carta di Palermo 2015”.

EVIDENZIATO CHE
– Il reato di clandestinità, introdotto con la legge n. 94 del 2009 – il cosiddetto pacchetto sicurezza, non ha portato alcun beneficio concreto: non ha ridotto (come era immaginabile) la presenza di clandestini, né ha portato i soldi delle ammende nelle casse dello Stato. Ha solo intasato le Procure della Repubblica e le aule di giustizia per 5 anni: fino al 2013, infatti, i fascicoli aperti nei tribunali per questo reato erano 200mila, di cui solo la metà era stato definito;
– il Governo non ha ancora provveduto all’emanazione di un decreto legislativo che depenalizzi il reato, previsto entro diciotto mesi dall’entrata in vigore del DDL n. 331-927-B. – Fino ad allora, cioè fino alla effettiva emanazione del decreto legislativo che depenalizzerà il reato, tutte le Procure della Repubblica in Italia continueranno il loro iter processuale, per il quale lo Stato retribuisce procuratori, cancellieri, giudici, ufficiali giudiziari, forze di polizia e difensori d’ufficio, salvo poi arrivare ad una sentenza di assoluzione perché il fatto non sarà più previsto dalla legge come reato.

TENUTO CONTO CHE
L’Amministrazione Comunale può e deve svolgere un ruolo centrale nella promozione dei processi di accoglienza dei migranti. La Carta di Palermo 2015 riconosce ed afferma il diritto alla mobilità come diritto inalienabile della persona umana e, pertanto, si pone l’obiettivo di sostenere l’abolizione del permesso di soggiorno, intesa come scelta progettuale e valoriale volta all’eliminazione di apparati normativi emergenziali e disumani nelle competenti sedi nazionali ed europee. Se alle Amministrazioni locali spetta l’onere di predisporre e condurre i modi dell’accoglienza ed i percorsi di inclusione sociale dei migranti la regione può assumere un compito essenziale di governance delle politiche migratorie. Un ruolo fondamentale di indirizzo e programmazione politica a cui proprio la Sicilia, coinvolta più di tutte le altre regioni nella ricezione di flussi migratori, non può assolutamente venir meno.

VISTI ALTRESI’
– Il Decreto Legislativo n. 24 del 4 marzo 2014, art.4, recante “Attuazione della direttiva 2011/36/UE, relativa alla prevenzione e alla repressione della tratta di esseri umani e alla protezione delle vittime;
– Il Regolamento (UE) n. 516/2014 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 16 aprile 2014 che istituisce il Fondo Asilo, migrazione e integrazione, che modifica la decisione 2008/381/CE del Consiglio e che abroga le decisioni n. 573/2007/CE e n. 575/2007/CE del Parlamento europeo e del Consiglio e la decisione 2007/435/CE del Consiglio;
-La Conferenza Unificata Stato Regioni del 10 luglio 2014 che ha sancito l’intesa tra il Governo, le Regioni e gli Enti Locali sul piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari, adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati.

IL CONSIGLIO COMUNALE
si impegna e impegna
IL SINDACO, LA GIUNTA E GLI UFFICI COMUNALI

– A sollecitare l’impegno dei vertici politico-istituzionali nazionali e sovranazionali ai diversi livelli di governante dell’immigrazione a farsi carico del tema, innanzitutto, attraverso la devoluzione di sovranità, risorse e mezzi all’UE;
– A sollecitare il governo nazionale ad emanare i decreti attuativi per la depenalizzazione del reato di clandestinità;
– A farsi promotore presso le competenti sedi istituzionali nazionali di proposte volte a supportare il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli degli stranieri nati in Italia per l’introduzione dello ius soli nell’ordinamento giuridico italiano;
– A sollecitare nuove forme di disciplina di ingresso di soggiorno che superino il farraginoso iter burocratico di regolarizzazione periodica consentendo la possibilità di regolarizzazione permanente in presenza di requisiti certi ed obiettivamente verificabili;
– A promuove ed attivare un monitoraggio dei centri di accoglienza esistenti nel territorio al fine di garantire una migliore programmazione del collocamento e dei trasferimenti delle persone accolte. In particolare, verificando la corrispondenza delle dotazioni di personale e delle professionalità richieste con lo schema tipo di convenzioni sottoscritte dagli enti gestori;
– A sollecitare la Regione Siciliana a dotarsi di una legge regionale sull’immigrazione, seguendo l’esempio offerto da governi illuminati di altre realtà italiane (Lazio, Puglia, Toscana, ecc.). Una legge che riconosca ed affidi alle istituzioni regionali un ruolo di coordinamento e sviluppo delle politiche di accoglienza ed integrazione dei soggetti migranti presenti sul territorio siciliano, ad esempio attraverso l’istituzione di una conferenza regionale tematica, che coinvolga non soltanto gli enti istituzionali, ma anche e soprattutto associazioni ed organizzazioni del terzo settore, in grado di offrire un contributo irrinunciabile in termini di competenze specifiche acquisite sul campo. Una legge che istituisca, inoltre, un Osservatorio regionale sull’immigrazione che, in raccordo con le Amministrazioni comunali coinvolte, sappia approntare strumenti e metodi efficaci di monitoraggio ed analisi dei fenomeni migratori che coinvolgono la nostra isola. Soprattutto una legge che garantisca a tutti i cittadini stranieri residenti sul territorio siciliano parità d’accesso ai servizi di assistenza socio-sanitaria come alle opportunità di istruzione e formazione professionale previsti per la popolazione autoctona, assicurando specifici percorsi di accompagnamento e sostegno nella fruizione di tali servizi ed opportunità;
– A elaborare una proposta progettuale che, nel pieno rispetto della Costituzione ed in ossequio agli obiettivi della Carta di Palermo, sia in grado di sviluppare progetti per la definizione delle politiche migratorie della città di Palermo, previo parere della Consulta delle Culture, per l’effettiva realizzazione dell’uguaglianza formale e sostanziale di tutti, da concretizzare attraverso la elaborazione di un sistema integrato di interventi e servizi volto alla piena integrazione degli immigrati presenti sul territorio comunale.

La progettazione degli interventi comunali in materia di immigrazione dovranno articolarsi in singole azioni da sviluppare, preliminarmente, in relazione alle seguenti politiche:

  • Politiche per richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale, sussidiaria ed umanitaria e categorie vulnerabili;
  • Politiche di integrazione culturale volte a promuovere un nuovo sistema di cittadinanza basato sul reciproco riconoscimento di culture, tradizioni e comunità mediante iniziative didattiche, culturali e di documentazione;
  • Politiche abitative;
  • Politiche di educazione alla legalità, alla salute, all’ambiente; contrasto della dispersione scolastica, orientamento scolastico;
  • Politiche di assistenza sanitaria da realizzare attraverso punti di prima assistenza igienico-sanitaria.

Le suddette Politiche saranno da articolare attraverso l’elaborazione di un Piano comunale di accoglienza, a carattere non esclusivamente emergenziale, da realizzare, in raccordo con la Regione Sicilia e con l’ANCI, attraverso il coinvolgimento del territorio e delle reti sociali da anni operanti nel Comune di Palermo, con specifica e comprovata esperienza nel settore del diritto d’asilo, nella tutela e presa in carico/cura dei richiedenti/titolari di protezione internazionale, nonché le associazioni con specifica competenza per l’individuazione ed il supporto dei soggetti vulnerabili, quali vittime di tratta, vittime di tortura, diversamente abili, persone con disagio psicologico, soggetti portatori di bisogni particolari, minori non accompagnati. Il progetto sarà anche volto a consolidare la sperimentazione di prassi che favoriscono l’emersione del lavoro sommerso e delle forme di riduzione in schiavitù mediante processi di sensibilizzazione/consapevolezza sui fenomeni della tratta di persone e la pratica dell’accoglienza, fondata sia sull’ospitalità abitativa che su una indispensabile rete di servizi di orientamento, consulenza, pronto intervento, mediazione interculturale, per sensibilizzare tutte le persone a rischio di tratta e rendere concretamente esigibile il diritto ad una vita dignitosa delle persone già vittime di tratta o grave sfruttamento;

– A elaborare specifiche proposte progettuali da finanziare con le risorse a valere sull’Assistenza Emergenziale del Fondo Asilo Migrazione ed Integrazione (FAMI), di cui al Decreto prot. n. 3368 del 01/04/2015 del Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, Ministero dell’Interno (cfr. avviso pubblico per la presentazione di progetti finanziati a valere sul Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione 2014-2020 – Assistenza Emergenziale);
– ad attivare un Osservatorio sull’Immigrazione e il Diritto d’Asilo che, in sinergia con l’Istituto di formazione politica Pedro Arrupe, ai sensi del protocollo d’intesa di cui alla Deliberazione di G.M. n. 186 del 23/10/2013, possa operare quale strumento di studio e monitoraggio del fenomeno, delle politiche e del complesso degli interventi in atto sul territorio. Al contempo, promuovere la costituzione di un Osservatorio sull’Immigrazione e il diritto d’Asilo a livello regionale e nazionale al fine di elaborare in sinergia buone pratiche sulle politiche di integrazione e diffonderle ai diversi livelli territorialmente competenti;
– a promuovere la costituzione o il consolidamento di equipe territoriali multidisciplinari che uniscano professionalità sanitarie, sociali e giuridico-legali per garantire una maggiore efficacia ai percorsi di accoglienza ed un’effettiva garanzia della tutela dei diritti della popolazione rifugiata e titolari protezione internazionale;
– ad attivare “Sportelli per l’integrazione socioculturale degli Immigrati” presso le Circoscrizioni che supportino l’accompagnamento legale del nucleo familiare, compresi i minori, per garantire la piena fruizione dei diritti sociali collegati allo status (diritto al ricongiungimento familiare, all’assegno familiare, ed altri consimili) e che svolgano attività di informazione, orientamento e inserimento lavorativo volto a sostenere il percorso di inclusione sociale con il coinvolgimento anche degli operatori dei Centri di Orientamento al Lavoro (COL). Per facilitare l’inserimento lavorativo potranno essere utilizzati strumenti diversificati, tarati sulle singole necessità e/o esigenze del beneficiario (attivazione di tirocini formativi propedeutici all’inserimento lavorativo e percorsi sperimentali di validazione delle competenze pregresse, ecc.);
– a semplificare tutte le procedure per l’iscrizione anagrafica, anche con riferimento ai richiedenti asilo ed ai rifugiati ospiti dei centri di accoglienza. L’iscrizione nelle liste anagrafiche della popolazione residente, infatti, si qualifica quale presupposto essenziale per il diritto di potere circolare e soggiornare liberamente nel territorio nazionale e per l’esercizio di altri diritti costituzionalmente garantiti;
– a stipulare Accordi di programma con il Ministero del Lavoro e Politiche Sociali, a valere sul Fondo per le politiche migratorie, per l’attivazione di interventi per l’alfabetizzazione e l’apprendimento della lingua e cultura italiana da parte di cittadini extracomunitari, con particolare riguardo ai minori di recente immigrazione, donne, lavoratori/ici in sintonia con gli obiettivi fissati dalla normativa regionale e nel quadro di una strategia complessiva volta a sostenere l’integrazione sociale, culturale ed abitativa dei cittadini immigrati, perseguita anche attraverso la ricerca di sinergie fra le diverse componenti istituzionali che operano sul territorio.

La consigliera
Avv. Nadia Spallitta

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