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giovedì, 10 ottobre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

Il precariato in Sicilia per insegnanti e personale scolastico, un problema da non sottovalutare

Il mio progetto-1 (1)

Alcuni accenni al mio programma.
Il precariato nel mondo della scuola e le competenze della Regione.
Il diritto al lavoro è da anni oggetto del mio impegno professionale e del mio interesse politico.
C’è un ambito poco conosciuto e che non è stata mai oggetto di attività regionale che invece
ritengo importante affrontare: la condizione del lavoro dei docenti e delle docenti di ogni ordine e
grado in Sicilia. Direi delle docenti, perché sono nella stragrande maggioranza donne.
Non è un tema nuovo per me: come supporto all’attività di Rita Borsellino ho già affrontato il tema
del lavoro precario dei docenti e del personale ATA : sono stata io ad aver seguito l’interrogazione
al Parlamento europeo fatta allora da Rita, che ha dato inizio al dibattito sul precariato del personale
della scuola e che ha portato alla procedura di infrazione dello Stato italiano per
l’inottemperanza alla direttiva 1999/70/CE, che vieta i contratti a termine per un periodo superiore ai
36 mesi
Le problematiche relative alla precarietà ed alle condizioni di lavoro possono essere oggetto di
approfondimento e di politiche regionali, soprattutto da noi, che siamo in un regime di autonomia. È
interessante osservare in tal senso cosa ha fatto Trento.
Non tutti sanno ad esempio che la Regione Sicilia ha competenza esclusiva sul segmento della
scuola “elementare” (primaria) ( art. 14 lett r) ed una speciale competenza , “ entro i limiti dei
principi ed interessi generali cui si informa la legislazione dello Stato”, in materia di scuola media
primaria e secondaria e di Università (art. 17 lett.d) : si potrebbe fare dunque tantissimo, a
integrazione o a modifica della legislazione nazionale per migliorare le condizioni di insegnamento
e apprendimento nella nostra regione.
Potremmo ragionare insieme e per la prima volta in tal senso con quanti lo volessero, ma soprattutto
con chi la scuola la tiene in piedi, di organizzazione, di tempo scuola, di misure e di risorse
aggiuntive di tipo strutturale oggi assenti, che possano migliorare l’attività di quanti la scuola la
vivono e la abitano: lavoratori e studenti. Coinvolgendo anche i dipartimenti universitari che fanno
ricerca in questi ambiti.
La Scuola siciliana, poco conosciuta nelle sue luci e bistrattata in modo ingiusto per le sue
difficoltà merita attenzione e valorizzazione, per la qualità che i suoi lavoratori sono in grado di
mobilitare, in una regione caratterizzata da contesti difficili, che necessitano di approcci specifici
e senza retorica
Il problema della dispersione scolastica, dei bassi livelli di competenze, della formazione
professionale degli studenti necessitano di analisi e proposte elaborate dal mondo della scuola, ma
hanno soprattutto bisogno di provvedimenti amministrativi efficaci ed attuabili. Serve una Politica
regionale nuova a integrare e colmare le lacune delle politiche nazionali che devono essere
necessariamente adattate ai nostri contesti .
Un’altra azione possibile su cui ritengo necessario impegnarsi è il passaggio di competenze sui nidi
– altro tasto dolente della nostra regione e su cui il PNRR ha stanziato ingenti risorse –
dall’assessorato alla Famiglia a quello all’Istruzione. L’Italia si è dotata da qualche anno di una
ottima legge sull’educazione prescolare, quella sul sistema integrato 0 – 6 anni, che ha unito in un
unico sistema nidi ( 0 -3 anni) e scuole dell’infanzia ( 3 -6 anni), portando tutte le competenze
sull’istruzione, come diritto del bambino e non più come servizio alla famiglia.
Cosa cambia? Significa assicurare una certezza finanziaria e di organici per l’intero segmento (0-6
anni) , significa assicurare un’ identica attenzione alla qualità dei processi educativi. La Sicilia è
l’unica regione a non aver operato questo passaggio.
Si tratta di questioni in parte tecniche e che necessitano di un adeguato approccio, anche giuridico, e specifica conoscenza dell’organizzazione e del funzionamento della macchina amministrativa; non sempre chi ha governato la nostra terra ha dimostrato di avere contezza dei
processi decisionali e la necessaria competenza
Lo stesso vale per gli altri segmenti di scuola, per il diritto allo studio, per l’edilizia scolastica. Tutti
temi che le regioni più avanzate, come la Toscana o l’Emilia Romagna, affrontano direttamente,
perché ne conoscono l’importanza centrale per lo sviluppo sociale, culturale ed economico
complessivo e che la Sicilia da anni delega solo al governo nazionale.
In questo contesto si inserisce anche la necessità di incentivare la ricerca scientifica. La regione
Sicilia , che ne ha anche le competenze, dovrebbe essere parte attiva nella ricerca, finanziare borse
di studio, dottorati, posizioni di ricercatore, estendendone il numero , consentendo così ai nostri
ragazzi di spendere energie, professionalità , idee, per la nostra terra.




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