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venerdì, 19 aprile 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

Palermo, Sit-in dei giovani di “Zona energie nuove” in difesa della scuola “Falcone”.

Palermo, Sit-in dei giovani di "Zona energie nuove" in difesa della scuola "Falcone". Al via i lavori di recupero, ma lo Stato non vuole difenderla?
 
È esplosa oggi a Palermo la rabbia e la protesta “dell’associazione ZEN (Zona Energie Nuove)”, sorta di aggregazione spontanea di giovani, stile “addio pizzo” alle origini, nata per difendere al quartiere ZEN l’esistenza del “presidio civile” della scuola Falcone. Avamposto di cultura e legalità, abbandonato a se stessa, nella landa desolata dello ZEN “uno” e soprattutto “due” (30mila palermitani senza diritti civili).
Quartieri governati con pugno di ferro, alla luce del sole, dalla criminalità locale. Così, sotto l’assessorato comunale alla pubblica istruzione, all’altezza dell’“albero Falcone”, una cinquantina di giovani, armati di cartelli, hanno dato vita da un sit-in di protesta. Nel mirino, Cammarata ed il Comune di Palermo, che da un anno dichiarano di non avere più un euro a disposizione nel bilancio, da investire nella inconcepibile gara apertasi tra gli ex fedeli dei Lo Piccolo, che bruciano o danneggiano, periodicamente, sezioni intere dell’Istituto Falcone, ed il preside, che – insieme con i professori ed un comitato di genitori – dopo si rimbocca le maniche e ricostruisce, a suon di collette popolari, ciò che i mafiosi distruggono.
 
Una vicenda inquietante che, però, si protrae, senza soluzione, da anni. Senza che nessuna istituzione pubblica (Comune, Provincia, Regione, Prefettura, Protezione civile, Questura) senta l’obbligo civile, morale e legale, di intervenire concretamente. Perché?
 
Come mai Prefetto e Questore non trovano il tempo e le risorse per dar vita ad un presidio “h24” davanti la scuola? Come mai il Sindaco Cammarata, delegato per legge al supporto logistico ed alla manutenzione delle scuole, non trova il tempo e le risorse, almeno, per mandare in pianta stabile, h.24, una pattuglia di vigili urbani?
Insomma, la domanda civica che pone questa inconcepibile vicenda è chiara. Allo ZEN 1 e 2, può esistere una autorità dello Stato? O debbono “comandare” gli ex dipendenti dei Lo Piccolo? Il modello di vita prevalente deve essere quello fondato sulla violenza onnipresente h.24, che incombe quotidianamente sui due quartieri periferici, o deve essere quello della civile convivenza, che la scuola cerca, ogni giorno, di comunicare ai ragazzi, dalla sezione materna sino alla scuola media inferiore?
 
Avete capito, perciò, perché abbiamo usato il termine “inquietante”. Perché il silenzio e l’immobilità dello Stato in tutte le sue articolazioni è, effettivamente, inquietante!
A sostenere il sit-in di protesta dei “ragazzi dello ZEN”, è sopraggiunta la presenza, solidale ed attiva, del gruppo consiliare di “un’altra storia”, rappresentata da Antonella Monastra. Assente il Preside della scuola Falcone, prof. Domenico Di Fatta che, invece, era impegnato a dirigere e seguire l’inizio dei lavori di recupero della sezione materna bruciata e danneggiata (ancora una volta) nottetempo quindici giorni fa. In previsione del sit-in, infatti, il neo assessore Francesca Grisafi ha anticipato di sette giorni l’invio di ben due squadre di manutenzione del Comune. I tecnici ed operai erano accompagnati da un responsabile comunale e dallo stesso assessore Grisafi. Che appena giunti a scuola, in via preliminare, hanno chiesto al Preside Di Fatta se si fosse premurato, per tempo, di reperire ed acquistare i materiali necessari per le riparazioni.
 
Il povero Di Fatta, grazie a Dio (ed ai primi 50mila euro che Maria Falcone ha avuto in via straordinaria dalla Gelmini), era pronto. Una fatica immane, che gli è costata quindici giorni di lavoro, matto e disperato, per mercanteggiare come ha potuto prezzi da ingrosso, coordinare collette popolari e cercare benefattori privati. Disposti a mettere mano alla tasca, per contribuire a far rinascere la sezione della scuola pubblica materna. Permetterle di riaprire, in un quartiere simbolo del degrado e dell’abbandono in cui versa Palermo, con le vie al buio, la sera, pure nelle traverse della centralissima Via Libertà- Piazza Politeama.
 
“Sono commosso e sorpreso – racconta il prof. Di Fatta – per la gara di solidarietà che, in silenzio, si è scatenata attorno a noi in questi giorni. Abbiamo raccolto poco più del 12% delle somme necessarie per coprire i 500mila euro di danni, ma tenteremo di massimizzare l’effetto dei lavori. Una cosa mi ha addolorato: aver scoperto che l’impianto di videosorveglianza, che il Comune ci aveva donato circa due anni fa, è andato in tilt e non ha potuto proteggere la scuola negli ultimi episodi, non solo perché i vandali avevano tranciato, preventivamente, i fili dell’elettricità. Ma anche perché le singole batterie supplementari non erano entrate in funzione, per via del fatto che il Comune non ne aveva mai curato l’ordinaria manutenzione. Risparmiando su un contratto annuo di alcune centinaia di euro. Che disastro, e che peccato!”
 
“Del resto, c’è da chiedersi – insorgono i consiglieri comunali Antonella Monastra e Nadia Spallitta – come è possibile che il Comune butti via 323mila euro, in queste ore, per pagare la sua inutile pubblicità su talune TV private, mentre la Provincia Regionale butti via i soldi per regalare in una 10mila arancine al popolo durante la “notte bianca”. Tutto questo, mentre, si dichiara ai quattro venti che non si riescono a trovare, almeno, 50/100mila euro per riattivare il servizio pubblico scolastico, in un quartiere marginalizzato come lo ZEN uno e due. Costringendo professori e genitori a collette, e a domandare carità a privati. Così procedendo, insensatamente, si fanno, metaforicamente, solo spot a favore dell’ordine mafioso. Quello, sempre presente sul territorio, ed attento al controllo sociale, distruggendo definitivamente la fiducia degli abitanti di quella fetta di città nei confronti dei diritti di cittadinanza e del ruolo delle stesse istituzioni democratiche”.

 




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