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venerdì, 04 ottobre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

“Noi senzatetto sotto il nubifragio”

Il nubifragio dell’altra notte non è stato clemente, con i senzatetto che vivono dentro i container di via Messina Montagne. Baracche assegnate dal Comune, in attesa di un alloggio più decente. Case di fortuna che si sono scoperchiate, camere da letto allagate, finestre che hanno ceduto, fognature che si sono riempite e liquami che hanno inondato l’intera baraccopoli. Per vedere la scena coi propri occhi, bisogna attraversare tutto Corso dei Mille e arrivare quasi a Villabate.
Poi si imbocca una strada sterrata, subito dopo la curva. Diversi, i terreni abbandonati in quell’ultimo scorcio di Palermo, lontano dai fasti di via Libertà. Uno di questi, un bene confiscato alla mafia, è occupato da poco più di una dozzina di container.
Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Almeno così si dice. “Siamo abbandonati da tutti” dice la signora Maria Buscaino. Lei, insieme al marito e ai due figli, vive in uno di quei container da gennaio. Sono stati sfrattati 3 anni fa, quando il marito ha avuto un attacco respiratorio che lo mandò in coma. La prima di quattro volte. Da allora, si sono ritrovati letteralmente in mezzo alla strada. Nella baraccopoli ce ne sono tante, di storie come questa. Angela Cascino, non ancora trentenne e già madre di tre bambini, racconta le passerelle politiche durante la scorsa campagna elettorale. “Hanno detto tutti la stessa cosa:
che ci avrebbero aiutati, che avrebbero fatto svuotare le fognature, che avrebbero mandato qualcuno per fare la derattizzazione. Qui ci sono i bambini!” alza la voce, dignitosamente. Vorrebbe urlare, ma è la rabbia pacata delle donne siciliane, quelle che hanno imparato a reprimerla. “Domani – prosegue – porterò mia figlia dal pediatra, ha i polmoni intasati di muco, si sarà presa un’altra
infezione. E ancora non è iniziato l’inverno”.
Mentre le donne raccontano, arriva un ragazzo, sui trenta. Guida un motorino scassato e porta dei pezzi di rosticceria per pranzo. È Umberto Marino, portavoce del gruppo “Signorì, i politici qua vengono a fare la passerella” dice
“Addirittura una volta si presentò pure la moglie di Fassino (Anna Serafini, eletta al Senato nel 2008, nella circoscrizione Sicilia, ndr) e con lei c’erano tutti chiddi ‘ru Pd. Qua ci sono un mare di terreni confiscati abbandonati, a Palermo il Comune ha un sacco di case di proprietà, perchè non ce le assegnano?”
E a ben vedere, la questione delle alienazioni degli immobili di proprietà del Comune è stata discussa in consiglio comunale circa un mese fa, nella seduta del 4 agosto 2009. Durante quella seduta, i capigruppo di Un’Altra Storia, Idv e Pd (Nadia Spallitta, Fabrizio Ferrandelli e Davide Faraone) hanno presentato un emendamento nel quale si chiedeva l’assegnazione di alcuni immobili “ai soggetti inseriti nella graduatoria della emergenza abitativa”. Com’è finita?
“Al momento della votazione dell’emendamento – dice Nadia Spallitta – i dieci consiglieri comunali del Pd si sono astenuti. Quella volta avremmo avuto i numeri per far passare la proposta.”
“L’emendamento – dice invece  Fabrizio Ferrandelli – è stato promosso da tutto il centrosinistra, non c’è stata in alcun modo una rottura. In sede di Consiglio, la responsabile dell’ufficio tecnico ha specificato che si trattava di beni non utilizzabili, ruderi per i quali occorreva un impegno economico consistente. A quel punto, chi ha votato l’emendamento lo ha fatto per dare, comunque, un segnale politico e precisare che in futuro, prima di alienare un immobile del Comune, bisognerà verificare se possa essere utilizzato. Chi non lo ha votato, lo ha fatto perché l’emendamento avrebbe avuto soltanto una valenza politica e non sostanziale”
Davide Faraone ha dichiarato, invece, che non intende fare polemiche.




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