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giovedì, 07 novembre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

Turi D’Anca

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Turi D’Anca – regista-autore-attore
 
 
Il Teatro delle città pensabili

È trascorso quasi un mese dalla scomparsa di Augusto Boal (è scomparso il 3 maggio, era nato nel 1931) uno dei più grandi pedagoghi del ‘900. Da giovane, sembrava avviato alla carriera di regista teatrale in Brasile, poi come racconta egli stesso si trovo trascinato nei movimenti di teatro agitprop, che avevano come scopo l’esortazione delle masse contadine alla sollevazione nei confronti dei latifondisti e dell’esercito che  salvaguardava il loro potere. Gli attori mettevano su delle brevi scene di rivoluzione armata e poi si incitavano i contadini a prendere le armi contro i padroni. Tuttavia, alla terza esperienza del genere, un’enorme contadino, profondamente commosso e grato per la “coscienza” diede a Boal un fucile per andare a combattere assieme.

Egli sconvolto seppe solo rispondere: “ Ma io sono solo un attore”..  e fuggi, vergognandosi ed entrando in un’intensa crisi sulla funzione del Teatro. A questo episodio all’incontro con Paolo Freire, probabilmente dobbiamo la nascita di uno dei metodi di coscientizzazione e pedagogia sociale più chiari e semplici realizzati negli ultimi 35 anni. Il suo metodo prese il nome di Teatro dell’Oppresso fu ideato, inizialmente, per evidenziare la realtà di oppressione dei popoli latino – americani ed operare su di essa. Poi pian piano si sviluppò e mutò ancora con l’esilio di Boal in Europa (dovuto alla dittatura in Brasile) e in sintesi… “L’oppressione è un fenomeno costante delle società umane che si manifesta in piccoli e grandi avvenimenti, riveste dimensioni corporee (inibizione del movimento, dell’azione, dell’uso di certe parti o gesti, presenza di tensioni e rigidità fino a malattie psicosomatiche), psicologiche (coartazione della personalità, paure e inibizioni), e sociopolitiche (le varie ingiustizie, tra cui anche i fenomeni mafiosi).” Il modo di affrontare le oppressioni, varia da individuo ad individuo, secondo il gruppo d’appartenenza o dell’ambiente e  occupandomi di pedagogia sin dall’università e  a mio tempo (1996) ricevetti “tracce”, in quel di Buones Aires da Alejandra Manini, altra grande pedagogista di Teatro, ed iniziai a studiare, seguire, poi condurre “situazioni” da TDO.

Torniamo per un attimo al nostro odierno… al nostro territorio, Palermo e perché no, Sicilia.. oggi è il 24 maggio, nei giorni appena trascorsi, si sono commemorate le figure di personaggi come Falcone, Borsellino e ricordato, quant’altri hanno offerto la loro vita perché la Sicilia si liberasse dall’oppressione della mafia e ora, lo sappiamo, anche dalla politica. Il parterre di queste cerimonie è sempre folto… di politici, intellettuali.. tutti parlano, proclamano, citano, ricordano.. davanti a migliaia di scolaresche e la stampa ne dà grande risalto.
Spegniamo i riflettori… un minuto di silenzio… questi Guerrieri della Luce, caduti per la libertà nostra, delle nuove generazioni.. ci hanno sottolineato quanto fosse importante cambiare e portare la cultura nei territori dell’oppressione mafiosa.

In concreto due fatti:
a) Tempo fa, senza annoiarvi con le dinamiche picaresche della politica, ci siamo occupati di raggruppare quante più persone legate all’arte e alla cultura, per migliorare (meglio sarebbe stato sostituirlo) il primo Regolamento sulla Cultura del Comune di Palermo. Documento originale che rischiava, e rischia, d’esser approvato: zero pedagogia, zero giovani, zero attenzione ai quartieri a rischio, zero opportunità per chi non ha già “un’impresa” consolidata che può dare garanzie bancarie. Due mesi d’incontri tra gli artisti.. ma anche sindacati mai visti prima “titolari e unici autorizzati” sul Regolamento, intestazioni politiche, manipolazioni della stampa e dei blog etc. etc. Nel frattempo si evidenziava, la necessità vitale di dare spazi fisici agli artisti e noi incentivavamo l’attenzione sui quartieri.. gli Assessori preposti “Non abbiamo spazi da affidare”. Tutto consegnato con meticolosità ed in fretta.. “altrimenti non lo recepiamo!”… sono passati due mesi, nessuna risposta… ah! Gli scandali della moltitudine degli spazi del Comune, dati gratuitamente… cara stampa, con comodo, attendiamo quelli sui beni confiscati.

b) I P.O.N… piani organizzativi nazionali, in poche parole attività extra-scolastiche che prevedono esperti esterni. Bene … già c’è stata una puntata di Report sul tema, dunque vorrei esprimermi sulla deferenza di alcune realtà. Uno dei miei tre PON è allo Sperone, didattica agli insegnanti. Dal centro della città, mi muovo in macchina, so che devo fare tutta la via del mare e prima di Villabate, girare ad una pompa benzina e imboccare il viale che porta al quartiere. Ora in quei giorni, da attore, porto la faccia di un personaggio che recito in Teatro, barba e capelli lunghi, imboccato questo vialone deserto, all’angolo mi trovo un cartellone 6×3 che reclamizza un film e girando lo sguardo a destra, mi trovo un altro vialone e l’orrore urbano di questi sobborghi progettati negli anni ’60. Non so dov’è la scuola e chiedo ad un gruppo di adulti messi accanto ai dei copertoni che bruciano per terra.. risposta nessuna, prima mi studiano e poi chiedono perché lo voglio sapere, poi rispondono. A scuola, entro e non mi sento in un posto “oppresso”, passano bambini sorridenti e la riunione degli insegnanti m’insegna molte cose, tante bisognerebbe comunicarle ai nostri politici e al Ministro. Comprendo durante le lezioni, che in quel quartiere un luogo d’aggregazione, un teatro sarebbe un’oasi d’informazioni e pensiero, che li farebbe uscire da quel deserto, dove i predoni della mafia sono perennemente in agguato. Includo nella mia utopia, che si potrebbe fermare qualche auto blu e accompagnare più spesso i bambini fuori dal quartiere e soffermarsi su che encomio dare agli insegnanti che da anni “imparano ad imparare”.

Non vorrei che qualcuno si arroccasse dietro il concetto di utopia, a parte la recente realtà del teatro di Scampia… v’inviterei a leggere, tra le altre cose di Boal, Dal Desiderio alla Legge ed. Meridiana, penso che sia una questione di volontà.
Nel nostro piccolo, come Compagnia, abbiamo provato a rendere operativi Borghi e luoghi di teatro in Sicilia, avendo avuto in affidamento una moltitudine di spazi, bellissimi, e tanti altri ce ne vorrebbero affidare, ma come diceva Kantor: [..La politica da sola è cieca. Il mistero, che è muto da solo diventa sordo..] ; per cui, con apici di coinvolgimento, che toccano interi paesi, dal più vecchio a l’ultimo nato, poi la trasformazione in progetto di continuità deve necessariamente passare attraverso il sostegno della politica… e quando questo accade, tutto ciò che si è seminato fiorisce per generazioni.
La consapevolezza in atto che, seppur il mondo abbia preso una piega gravemente raccapricciante, c’è la possibilità di dare origine a realtà sociali, luoghi in cui si ha la coscienza che il teatro, l’arte non può prescindere dall’etica e dal mantenimento di un ruolo guida all’interno della polis o, laddove non esistesse neppure il senso di collettività, farsi laboratorio di creazione di una società più giusta…giusta.

    Per
La Compagnia TEATRO DI FUORI
Turi D’Anca

www.myspace.com/teatrodifuori
www.myspace.com/ilteatrodifuori
www.youtube.com/teatrodifuori

 
 
 
 
 
Turi D’Anca, regista, attore, autore, Conduttore di teatro degli Oppressi e capo classe dei Folli. Presidente e Direttore Artistico della associazione Teatro di Fuori O.n.l.u.s. , una Compagnia di Ricerca e Formazione teatrale che nel 1997 Turi  fonda con Maurizio Monte . Da allora collabora con progetti teatrali di promozione socio-culturale  finalizzati alla formazione di ragazzi, alla riabilitazione, all’abilitazione e alla prevenzione di fenomeni d’isolamento. Nel 2002 Turi D’anca insieme con Thérèse Pecora da vita nel quartiere della Kalsa a Palermo ad uno Spazio indipendente per la ricerca e la formazione: il Teatro delle Sedie. In occasione dell’inaugurazione, tutti sono stati invitati a donare una sedia, per significare che nasceva uno spazio “per” la popolazione, aperto, di cui ognuno può usufruire per esprimere la propria creatività.




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