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giovedì, 10 ottobre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

Palermo. Cronache surreali: “Cosa c’entra l’Amia con Bin Laden?”

Palermo. Cronache surreali: “Cosa c’entra l’Amia con Bin Laden?”

di Ignazio Panzica

 

Tenetevi forti, stiamo per raccontarvi una storia panormita, molto, “surreale”. La notizia di base – “schitta schitta” come si dice a Palermo – è che nel mese di aprile, per almeno una decina di giorni, agenti operativi di “special branch dell’antiterrorismo internazionale”, “riconducibili” ad almeno tre stati esteri, hanno indagato sull’Amia, e suoi componenti. Nella presunzione che al suo interno vi fosse una cellula terroristica di matrice islamico-integralista, che stesse preparando un eclatante attentato terroristico internazionale.
 
Abbiamo usato prima il termine “riconducibili”. Ne approfittiamo, per spiegarvi che il maledetto “liberismo” – nel dover coniugare il rispetto formale delle regole democratiche del mondo occidentale con la dovuta durezza nella lotta al terrorismo internazionale – ha inventato il subappalto segreto a società private della sicurezza, a tutela di società democratiche. Al mondo ne esistono di decenti circa un centinaio. Quasi una ventina di esse, hanno fatturati da centinaia di milioni di euro, ed anche oltre. Possono fare, e fanno, tutto ciò che neanche la peggiore CIA di Bush ha mai avuto il coraggio di strafare. A pagamento. Insomma, i governanti nel mondo, a torto o a ragione, applicano il famoso detto italico, ”si fa ma non si dice”.

Ma quale è il punto di partenza di questa storia surreale? E quali i suoi protagonisti? Presto detto. Un sistema di spionaggio elettronico, satellitare, internazionale ed indiscriminato, tipo Echelon (che è ufficialmente di proprietà anglo-americana e lavorerebbe solo a supporto dei militari Nato), però uno di quelli a gestione privata. E due pirla di dipendenti Amia, adusi a scambiarsi gossip aziendale, intercalando il dialetto siciliano con inopportune “keywords” (parole-chiave) di allarme internazionale. Leggete e stupitevi. Ve la raccontiamo ,esattamente, per come ci è giunta all’orecchio.
 
Siamo nella prima decade di Marzo 2009. Due ignoti dipendenti Amia scoprono che i mezzi dell’Azienda sono fuori copertura assicurativa RCA ed d’altro. Le polizze sono state stipulate, puntualmente, dall’Azienda già il precedente 31/12/2008 ma, ancor oggi, non sono state mai pagate. Tra fine febbraio ed inizi di Marzo, in azienda, arrivano le messa in mora delle due compagnie assicuratrici (Generali e Società Reale Mutua) che comunicano all’Amia che quelle polizze , se loro non pagano entro il 30 marzo, debbono considerarsi carta straccia. Una delle due compagnie, si avventura, pure, in un allegato che dettaglia ben 29 “sinistri” provocati da mezzi Amia – nel primo bimestre 2009 – a danno di automobilisti palermitani, per i quali l’Azienda non risulta, perciò, affatto coperta. Per cui quei 29 cittadini palermitani non saranno mai indennizzati.
 
La notizia, per una pura casualità, viene scoperta da due dipendenti di rango non dirigenziale, che la pongono al centro di una loro “innocente” telefonata. Grosso modo, l’abbiamo ricostruita, di questo tono : “U sintisti che i nosctri camion su’ pruonti a fari i siluri umani, pa ammazzari i genti pi strata, pi fare na sstragge. ctroppu internazionale !”, “Sicuru! Killer Kamikaze a tipo Bin Laden. Nsumma, a cu pigghiu pigghiu,! non si puctrà sarbari nuddu”. E giù risate cattive, e lazzi scomposti, riferendosi con toni equivoci, tipici di chi parla al telefono con complicità, a tizio e caio.
 
Ebbene, in quel momento preciso, una organizzazione privata di spionaggio internazionale, per ragioni non note, stava “pettinando”, una parte del traffico telefonico palermitano. Il software di controllo ha immediatamente individuato due “parole chiavi” associate : killer e Bin Laden. In base a loro procedure sconosciute, questa telefonata emerge dal “dizionario-zona Palermo” (la massa di milioni di intercettazioni telefoniche ed ambientali quotidiane fatte in automatico, che nessuno leggerà o ascolterà mai) , sino al desk di un siculo-americano addetto alla traduzione dal siciliano all’inglese. E lì comincia l’incubazione di questa grottesca e tragicomica vicenda.
 
“Ammazzari”, diventa “to kill”. “Sstragge e accu pigghiu pigghiu”, diventano “slaughter the innocents” . L’espressione panormita, intercalante, “ctroppu internazionale” diventa il riferimento ad un attentato di rango internazionale. “Siluro”, diventa il termine militare “torpedo”. Killer, Kamikaze e Bin Laden, non c’è stato bisogno di tradurli. Insomma, una massa di “keywords” gravi. Et voilà, la traccia di un caso di terrorismo c’era tutta. Così la notizia, una delle tante migliaia che, quotidianamente, vengono vagliate, finisce nel circuito informatico e telematico, “riservato” ma internazionale, delle “agenzie” antiterrorismo, pubbliche e private, corredata da una domanda, “try Amia”, l’elemento che univa oggettivamente, in Via Pietro Nenni 28, i due pirla telefonisti in salsa palermitana.
 
Dopo alcuni giorni,sarebbe arrivati dagli EAU (Emirati arabi uniti) la segnalazione di un legame diretto tra l’Amia e Bin Laden. La si trova, colà, nel corso di una perquisizione clandestina nell’ufficio privato di un medio finanziere arabo, esperto in occultamento di capitali da quelle parti, sospettato di far parte della rete finanziaria a supporto di Bin Laden. Si tratta di un biglietto da visita di un signore dell’AMIA di Palermo che, sfortuna delle sfortune, a marzo, risulta, pure, aver chiamato telefonicamente uno dei due pirla che straparlano al telefono. Ecco il riscontro che si cercava. Ed è scattato,così, l’allarme rosso.
 
Che fare? Dopo l’affare Abu Omar, in Italia gli uomini della Cia non sputano, neanche, più per terra. Figurarsi, poi, dopo le nuove direttive di Obama. Di operare in Italia non se ne parla. Per l’Mi5 inglese, di recente decapitato da Gordon Brown per la pirlata di un dossier mostrato casualmente alle telecamere dei giornalisti davanti Downing Street, idem. Così, la società privata, si assume l’onere di intervenire essa, ovviamente all’insaputa degli italiani.
 
Comincia, perciò, l’operazione in codice “stecca EAU” (!?). Una quindicina di “operativi”, sbarcano a Palermo, armati di tecnologie sofisticatissime (come nei film), e contando sull’appoggio di un satellite geosincronico, digitalizzato, di ultima generazione, in orbita da due/tre anni. “Ascolti mirati” , ”a tappeto” e “a raggiera stellare” su tutti quelli di Via Pietro Nenni 28 e le loro telefonate, d’ufficio e private, via cavo e per telefonino. Ascolti ambientali, in ufficio o fuori d’esso. Qui, “si scopre di tutto”. Un signore, particolarmente angosciato, che vuole tener nascoste le sue emorroidi. Un altro, la sua segreta abitudine di travestirsi da donna. Una signora che piange perché il suo amante – che lei di suo disprezzerebbe, ma fa sesso da dio – la fa soffrire. Uno che tratta due appartamenti che però, all’improvviso, comprano dei miserandi soggetti anziani. Fino a che si scoprono, pure, degli appostamenti di poliziotti italiani che indagano su un tizio, non dell’AMIA, ma che però entra ed esce spesso dall’azienda. Mentre i due pirla, maniaci del telefono, continuano a sparar cazzate ambigue. Abitando, peraltro, uno in un quartiere equivoco di Palermo Nord; e l’altro in un vicino paese della costa, direzione Messina, ad alta densità mafiosa.
 
Finchè, a sbloccare la situazione, sopraggiunge un’altra società privata internazionale di sicurezza. Di medio calibro,però, con uomini molto esperti nel trattare, consuetudinariamente sin dalla nascita, gli integralisti islamici. In poche ore, tre suoi “operativi”, padroni della lingua italiana, riescono a “parlare”con il pirla residente in città. Dopo una “chiacchierata”,”convincente”, si rendono conto del colossale e grottesco equivoco . Niente terrorismo di Bin Laden coniugato con la mafia, in salsa palermitana. Solo un incastro sfortunato tra due pirlacchioni e alcune piccole e meschine storie. Inimmaginabili, in una società occidentale ed europea, come questa Palermo non è.
 
La grande società di matrice anglosassone leva le tende,avendo speso inutilmente un budget considerevole, e temendo sommamente d’essere perseguitata da uno tifone di pernacchie. L’altra piccola società, “alleata –concorrente”, dopo aver fatto atto di fede sulla sua massima riservatezza, si dilegua anch’essa. Ma anche nei più segreti apparati di sicurezza dell’antiterrorismo internazionale il gossip, oggi, trionfa. Così, la tragicomica vicenda arriva alle orecchie di un “vecchio” italiano del settore, a cui non par vero di fare filtrare la notizia, per poter fare spernacchiare questi spioni stranieri, tecnologicamente evoluti,ma come diceva il suo mitico, e compianto, maestro “Ulisse”, con un cervello da gallina.
 
Rinunciamo a trarre qualsiasi morale. Tranne avvisarvi: 1) che, secondo noi, l’unico palermitano che ha vissuto consapevolmente , per alcune ore, questa vicenda non la racconterà mai e poi mai, perché sarà semplicemente terrorizzato; 2) che finito di scrivere questa storia, non sappiamo più se è veramente accaduta o no. E se fosse tutto uno scherzo!? Insomma,cosa non si fa per combattere la noia, in questa Palermo, sempre più, incredibilmente, a “caratura” questa sì, simil-saudita!
 
Post scriptum: ma i mezzi AMIA camminano, veramente, per le strade di Palermo, senza una reale copertura assicurativa?




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