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giovedì, 28 marzo 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

Emergenza abitativa, l’amministrazione avvia i primi interventi: presentate 200 istanze per il contributo

edilizia popolare

Il Consiglio comunale ha affrontato nella seduta dell’11 dicembre 2014, assieme al Sindaco Leoluca Orlando, all’assessore al Bilancio Luciano Abbonato e all’assessore alle Attività sociali Agnese Ciulla, il tema dell’emergenza abitativa a Palermo, fornendo alcuni dati utili per inquadrare, anche sotto il profilo economico, questa complessa vicenda. Il Sindaco ha confermato che sono pervenute circa 200 istanze per il “contributo per disagio abitativo”, il cui accoglimento implicherà per ogni nucleo familiare la corresponsione di 2.500 euro annui per il prossimo triennio. E’ intendimento dell’Amministrazione indire un terzo bando per estendere ulteriormente questo contributo, anche alla luce dello stanziamento in bilancio di ingenti risorse (che nel 2014 ammonta a un milione di euro). L’Amministrazione ha anche chiesto, nell’ambito del Pon Metro, 2.500 euro per le morosità incolpevoli, così da cercare di contrastare gli sfratti. Esistono inoltre 15 immobili Erp per i quali è stata stanziata una somma che servirà a finanziarne la ristrutturazione e l’utilizzo. Altri 350 mila euro sono stati stanziati dalla Giunta per Banco alimentare e dormitori.

Inoltre è stato affrontato il tema dell’autorecupero. Se l’emendamento da 50 mila euro votato in Consiglio non è utilizzabile per mancanza di un regolamento, tuttavia per i beni confiscati gli stessi saranno dati in custodia con conseguente obbligo di realizzare gli interventi necessari per l’abitabilità (una forma, quindi, di autorecupero). Sul versante delle confische, nel 2014 sono stati assegnati 131 nuovi immobili, la metà dei quali, già locati, garantiscono entrate per il Comune di circa 500 mila euro che verranno reinvestiti per l’emergenza abitativa. Sarebbe utile per l’Amministrazione acquisire gli appartamenti dell’Immobiliare Strasburgo (che detiene circa 500 immobili), quasi tutti produttivi di reddito che, nel caso di passaggio al Comune, potrebbe godere di questa ulteriore cospicua entrata (che ammonterebbe a circa 800 mila euro).

In relazione alle situazioni di maggiore emergenza, che necessitano quindi di una risposta immediata per coloro che non hanno alloggio, non sembra percorribile l’ipotesi della requisizione dei beni delle Opere Pie. Si sta invece studiando una soluzione che consenta comunque all’Amministrazione di entrare nei consigli d’amministrazione delle Opere pie e promuovere i contratti di affitto o comunque la concessione degli immobili a coloro che siano in emergenza abitativa. Manca tuttavia un immobile comunale da utilizzare come ricovero. In questa sede non sono state trattate alcune questioni, come quella relativa a via Brigata Aosta, una vicenda drammatica che a mio avviso merita maggiore attenzione ed in relazione alla quale l’Amministrazione sta tentando tutte le possibili soluzioni, a tutela sopratutto dei legittimi assegnatari dell’epoca. Ugualmente credo che si dovrà aprire un tavolo tecnico con le Opere pie occupate senza alcun titolo dai senzacasa, valutando la possibilità di assegnare, a titolo di canone, il contributo alloggiativo alle stesse Opere pie.

Ritengo che la soluzione dell’emergenza abitativa, che trovo singolare per una città così densamente edificata e con un patrimonio immobiliare pubblico enorme, non possa essere risolta solo dal comune di Palermo. E’ necessario che anche gli altri enti pubblici dotati di beni immobili (come Stato, Regione e Provincia), individuino insieme delle strutture da destinare ad uso abitativo all’interno del loro patrimonio (dalle caserme ai conventi, passando per i beni confiscati e gli immobili abusivi). Ho già proposto e condiviso con l’onorevole Giuseppe Lauricella un emendamento alla legge Rognoni-La Torre che punta a lasciare in Sicilia e ad ogni comune non solo gli immobili, ma anche le somme di denaro confiscate a Cosa nostra. Un giusto ristoro per i danni che il sistema mafioso produce sul territorio e che potrebbero essere reinvestiti per garantire il diritto all’alloggio che una sentenza della Corte di giustizia ha definito fra i diritti umanitari.




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