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giovedì, 18 aprile 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

DailyStorm | Carceri italiane e norvegesi a confronto, il problema è il reinserimento sociale

carceri

Il problema del sovraffollamento delle carceri riempie spesso le pagine dei nostri quotidiani nazionali. Da anni il dibattito accende i bar di paese sui temi più svariati: grazia, indulto, domiciliari, sconti di pena, paghi uno prendi due, rateizzazioni, leasing e chi più ne ha più ne metta. Per coerenza, abbiamo continuato a farci domande anziché darci risposte. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando sta impazzendo dietro ddl che, non sembrano risolvere la questione dell’assenza di inserimento sociale e lavorativo degli ex detenuti. Eppure, basterebbe guardare un po’ più a nord per trovare esempi da seguire. Come alle carceri norvegesi.

AFFOLLAMENTO – Secondo l’Istat, al 31 dicembre 2011 erano detenute nelle carceri italiane 66.897 persone, con una riduzione dell’1,6% rispetto al 2010. Ad oggi sarebbero invece 54.195 i detenuti reclusi, compresi quelli in semilibertà, distribuite nei 203 istituti di pena italiani. La capienza regolamentare, però, è di 49.347 posti. Sono gli ultimi numeri del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap), aggiornati al 30 settembre 2014. Ma se sul sovraffollamento siamo pieni di dati e statistiche, sul reinserimento sociale e lavorativo degli ex detenuti facciamo cqua da tutte le parti. Sia perché non esistono cifre attendibili, sia perché di iniziative a livello statale non se ne vede neanche l’ombra.

Gli unici a muoversi su questo fronte sono le organizzazioni del terzo settore, associazioni di volontariato e qualche Regione particolarmente illuminata. È il caso dell’associazione Antigone e del progetto Logos, che da anni si battono su questo fronte ottenendo notevoli successi. I promotori di quest’ultimo, in particolare, ritengono di non far altro che seguire l’articolo 27 della nostra Costituzione, secondo cui le pene devono tendere alla rieducazione del condannato. Ma negli anni i governi non si sono mostrati interessati a cosa accade ai detenuti dentro le celle, figuriamoci una volta fuori. Per questo motivo, più che di reinseriti, sentiamo parlare molto più spesso di recidivi.

Per leggere l’articolo completo di Edoardo Tozzu su DailyStorm clicca qui




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