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venerdì, 04 ottobre 2024
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Nadia Spallitta

Ultimo aggiornamento

Anniversario omicidio Piersanti Mattarella

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 Piersanti Mattarella – Presidente della Regione Sicilia
 
 (1935-1980)
 
 
 “Nella capacità di identificare uno sviluppo e di proporre scelte coerenti di carattere produttivo che garantiscano una crescita economica, sociale e civile dell’Isola, c’è anche la risposta essenziale all’eliminazione delle ragioni di fondo del prosperare della mafia nella nostra Regione."  (Piersanti Mattarella)
 
Quel 6 gennaio di 30 anni fa, poco prima delle 13, Mattarella esce da casa, in via Libertà, per andare a messa a bordo di una Fiat 132. Non c’e’ scorta: il presidente la rifiuta nei giorni festivi, vuole che anche gli agenti stiano con le loro famiglie. Si e’ appena seduto alla guida della vettura, quando si avvicinano i killer che sparano una serie di colpi davanti alla moglie Irma Chiazzese. Mattarella spira mezzora dopo in ospedale. Accanto a lui il fratello Sergio, accorso per strada appena sentite le detonazioni. Gia’ negli ultimi mesi del 1979, Mattarella si era reso pienamente e drammaticamente conto che la propria sorte e la propria vita erano strettamente intrecciate all’evoluzione dei rapporti di forza tra politica e mafia e al peso che all’interno del suo partito avevano quegli uomini che – secondo lui – "non facevano onore al partito stesso" e che "bisognava eliminare per fare pulizia". Indicato all’interno della Dc come possibile leader nazionale del partito, Mattarella aveva piu’ volte manifestato la propria insofferenza per le infiltrazioni mafiose all’interno del partito siciliano. Con la sua morte si concludeva quella ‘primavera’ politica e amministrativa che con lui aveva vissuto una breve e tormentata stagione, ricacciando un’intera classe dirigente siciliana nel baratro del passato, ammutolita e incredula dinanzi a una sfida mafiosa che mai aveva raggiunto quel livello. La vicenda giudiziaria legata all’omicidio Mattarella e’ stata lunga e complessa, e si e’ conclusa senza fare piena luce sull’omicidio. Come mandanti sono stati condannati all’ergastolo i boss della commissione di Cosa Nostra (Totò Riina e Michele Greco condannati all’ergastolo, con altri esponenti della cupola: Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Pippo Calo’, Francesco Madonia e Antonino Geraci detto Nene’), ma l’inchiesta non e’ riuscita a identificare i sicari ne’ i presunti mandanti esterni. La vedova aveva riconosciuto in una fotografia l’estremista di destra Giusva Fioravanti come killer. Ma diversi collaboratori di giustizia smentirono che Fioravanti fosse stato coinvolto nel delitto e infine il suo nome usci’ dal processo. (AGI)
fonte  AGI



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